Fra tutte le creature meravigliose che popolano gli oceani, il capodoglio (Physeter macrocephalus) ha senza dubbio un posto d’onore nell’immaginario collettivo umano. Dopotutto, è un capodoglio (e non una balena) ad aver ispirato il romanzo Moby Dick, di Melville. Nonostante le dimensioni mastodontiche e ciò che pensa la gente, il capodoglio non è affatto una balena “vera”. Questo mammifero appartiene infatti al sottordine degli odontoceti (Odontoceti), i cetacei provvisti di denti. Insomma, lo stesso sottordine di delfini, orche, grampi, globicefali e zifi. Certo, non si tratta di denti specializzati e suddivisi in diverse tipologie come i nostri: gli odontoceti posseggono denti conici, tutti uguali. Ad ogni modo si tratta pur sempre di denti, mentre le balene propriamente dette (sottordine Mysticeti) hanno evoluto strutture cornee (fanoni) funzionali alla loro dieta, che consiste di microorganismi che vengono filtrati dall’acqua. Il capodoglio, comunque, anche per essere un cetaceo odontoceto resta una creatura eccezionale. E’ senza dubbio il più grande rappresentante del suo sottordine, oltre che essere il più grande mammifero esistente a possedere denti e l’animale provvisto del più grande cervello al mondo (anche se non è così grande paragonato alla massa corporea). Anche se il suo aspetto può incutere timore, tuttavia, non è affatto come sembra.
Un capodoglio adulto di sesso maschile può superare i 15 metri di lunghezza e le 40 tonnellate di peso, mentre le femmine di solito non superano gli 11 metri e le 14 tonnellate. Alcuni maschi, probabilmente, raggiungono i 20 metri di lunghezza. Insomma, una creatura imponente, che di certo non può non suscitare un certo timore reverenziale. Ma l’abito non fa il monaco: il capodoglio, a dispetto di quanto si pensa(va), ha un’indole piuttosto tranquilla. Il corpo è massiccio, color grigio scuro omogeneo, e la caratteristica che più salta all’occhio (e che ha dato origine anche al suo nome scientifico) è l’enorme testa che misura, da sola, anche un terzo della lunghezza totale dell’animale. A causa di questa testa così grande, il canale dello sfiatatoio del capodoglio (in realtà la narice sinistra) è deviato e lo “spruzzo” di questo cetaceo tende sempre verso sinistra. La coda presenta forma a mezzaluna, e la pelle è spesso rugosa e ornata da solchi di varia forma. E’ presente una piccolissima pinna dorsale, seguita da alcune gobbe. I capodogli presentano una complessa vita sociale: le femmine, coi più giovani, formano branchi anche piuttosto numerosi. Esse collaborano per il bene comune del gruppo, per difendere i più giovani e per crescere i nuovi nati. I maschi adulti, invece, tendono a starsene più per i fatti loro e si aggregano ai gruppi solo nel periodo riproduttivo. Come tutti gli altri cetacei odontoceti, i capodogli sono cacciatori attivi di altri animali di cui si nutrono. Sembrano avere una spiccata predilezione per i cefalopodi, e grazie a incredibili adattamenti evolutivi (come i polmoni particolarmente capaci o il sangue provvisto di una grande quantità di mioglobina) riescono a immergersi a profondità impensabili per un essere umano e per la quasi totalità degli altri vertebrati. Sia per una questione di apnea che di pressione dell’acqua. Un capodoglio in caccia può trattenere il fiato per un paio d’ore e arrivare a una profondità superiore ai 2.000 metri. Qui l’acqua è totalmente buia, e questi cetacei possono cacciare grandi calamari grazie a un vero e proprio sonar prodotto internamente grazie alla narice destra. Altre prede possono essere polpi, razze di fondale o squali. L’enorme testa presenta al suo interno una cassa piena di un materiale grasso e ceroso, dalla consistenza densa e dal colore biancastro: una volta si pensava erroneamente che si trattasse dello sperma del mammifero (ed ecco spiegato il nome di questa sostanza, spermaceti, letteralmente “sperma di balena”), poi è stato scoperto come in realtà si tratti di un grasso utile a facilitare le immersioni del capodoglio e, probabilmente, funzionale all’amplificazione degli ultrasuoni prodotti dal cetaceo. Lo spermaceti è stato, purtroppo, anche la rovina del capodoglio: in passato l’industria baleniera ha cacciato in maniera intensiva e devastante questa specie. Questi animali venivano considerati prede ambite, poichè questa sostanza veniva utilizzata come lubrificante, sapone e cera per candele. Migliaia e migliaia di questi poveri animali sono stati uccisi a colpi di arpione per soddisfare le esigenze di un’industria barbara.
Insomma, il capodoglio (così come ogni altra creatura!) non merita affatto questo trattamento. Stiamo parlando di una creatura eccezionale, un gigante gentile che fa solo quel che deve per sopravvivere e che non attaccherebbe mai un essere umano (o un’imbarcazione) senza motivo. Un essere senziente, estremamente intelligente, in grado di provare emozioni come gioia e dolore. In grado di capire cosa accadeva quando veniva brutalmente arpionato. Un vero e proprio angelo del mare, capace di vivere quanto un essere umano, di compiere lunghe migrazioni e di capire i suoi simili. Forse è ora di prendere coscienza degli esseri meravigliosi che condividono con noi questo pianeta.