Fabio Volo è indubbiamente un artista a tutto tondo.
Famoso per la sua genuinità ed ironia, ha sin dagli esordi un grande successo come personaggio televisivo, conduttore radiofonico, attore e scrittore.
Nei suoi libri parla al lettore come si fa con un buon amico, seduto al tavolo di un bar a condividere emozioni, dubbi e sogni mentre ci si gusta una birretta.
Nei suoi libri c’è sempre la ricerca dell’amore, che non è mai vana o disperata, è sofferta sì, ma il sottofondo è ricco di fiducia: prima o poi l’amore arriva, ci sconvolge e diventa la forza che rende più sicuro il nostro viaggio.
Nei suoi libri Volo è semplice e diretto, mai banale, l’amore non è mai una favoletta, anzi.
Proprio il tema dell’amore adulto – quando oltre ad essersi scelti come compagni di vita si diventa genitori – è ciò che muove la narrazione nel suo ultimo best seller, dal titolo È tutta vita, attualmente uno dei dieci libri più letti in Italia.
La storia è quella di Nicola e Sofia, una coppia sulla quarantina i cui si innesca sin da subito una forte complicità. Tutto procede come quando si ha la sensazione di aver trovato la persona giusta e che da lì in poi basti farsi trascinare dagli indizi che la vita ci lascia qua e là ogni giorno. La convivenza è la conferma di questa sintonia unica e speciale fatta di complicità, lunghe chiacchierate e piaceri enogastronomici.
A mettere a dura prova il forte legame è la nascita del figlio Leo. Notti insonni, poco spazio per sé e per la coppia, gelosie, esclusioni e desiderio di fuga fanno vacillare non poco il rapporto.
Con un naturale equilibrio, nel racconto si alternano quotidiane vicissitudini e pensieri. Il punto di vista è quello maschile, del compagno e padre. La narrazione scorre senza esitazioni trascinando il lettore con semplicità e onestà.
I personaggi sono ben costruiti. I dialoghi tra Nicola e i due amici fidati, il single e il padre di famiglia, contribuiscono in maniera determinante alla vicenda.
Fabio Volo si conferma una piacevole lettura per il suo realismo, senza traccia di retorica, in cui è impossibile non immedesimarsi.
“Tutti mi dicevano che avere una famiglia, un figlio, era la vera ricchezza. Le persone nel locale, tutte intorno alla quarantina, ancora in cerca, ancora in pista, erano infelici, fingevano di essere allegre ma in realtà uscivano per nascondere un profondo senso di solitudine. Non erano capaci di compromettersi, di mettersi a rischio. Invidiavano quelli come me, quelli coraggiosi sul serio. La vera ricchezza era nella vita come la mia. Così mi avrebbero detto alcune persone che conoscevo, eppure io non la riuscivo a vedere tutta quella ricchezza”.