E’ passata oramai quasi una settimana dalla fine della sessantaseiesima edizione del Festival di Sanremo, ed è il momento anche per noi di dare qualche pagella dopo aver fatto i conti con un approfondito riascolto dei brani in gara.
Quello di quest’anno è stato un festival che è piaciuto, che è riuscito a farsi seguire da casa come mai negli ultimi quindici anni, e questo è probabilmente indice anche dell’ottima direzione artistica di Carlo Conti, che ha saputo (parliamo in questo articolo solo ed esclusivamente dei brani in gara) scegliere con perizia le canzoni da portare sul prestigioso palco ligure, formando una scaletta che è riuscita ad accontentare quasi tutti (tranne i malati cronici di “critica-a-tutti-i-costi”).
Deborah Iurato e Giovanni Caccamo – Via da qui
I terzi classificati del festival. Il pezzo, scritto per loro da Giuliano Sangiorgi (Negramaro ndr), è la classica ballata emozionale in pieno stile sanremese. Il duetto, si sa, ha sempre fatto un certo effetto sul pubblico, e anche questo non ha fatto eccezione, donando ad un pezzo poco ispirato ed interpretato ai limiti della banalità, la possibilità di salire sul gradino più basso del podio. Oltretutto Caccamo è sotto l’ala protettiva di Caterina Caselli, e questo, ormai l’abbiamo capito, aiuta sempre.
VOTO: 5/10
Elio e le Storie Tese – Vincere L’Odio
Questa apparizione è senza dubbio la più controversa, e quella che merita maggiore approfondimento per essere esaminata con cura.
Elio negli ultimi tempi ha saputo imporsi con la sua immagine paradossale anche agli occhi dei più giovani, e non solo a quelli del pubblico più di nicchia, grazie alla sua partecipazione come giudice al talent X-Factor.
Quale modo migliore di creare un po’ di scompiglio nell’opinione pubblica, e un po’ di chiacchiera sul festival, se non quella di far partecipare Elio & co. al festival di Sanremo con una canzone che dichiara nel testo di essere esplicitamente “brutta”?
Vincere L’Odio è proprio questo, una canzone brutta, storta, formata dall’unione di tanti parti piccole e del tutto sconnesse, se non fosse per un testo intelligente, che parla dei luoghi comuni che riguardano gli italiani. Lo stesso parlare di luoghi comuni si fa presa in giro e sdrammatizzazione di chi si accanisce contro tutti quelli che (e lo abbiamo fatto tutti almeno una volta) si divertono a deridere le tradizioni o gli atteggiamenti dei diversi popoli che abitano il nostro Stivale.
La canzone è pessima, il testo è nello stile di Elio, lo show è assicurato da un vestiario colorato e sempre diverso (addirittura, per la grande finale, l’intero gruppo si è presentato vestito da Kiss, la nota hard-rock band americana). Insomma, Elio e Le Storie Tese sarebbero potuti essere sicuramente invitati come ospiti invece che partecipare alla gara, ma una sola apparizione avrebbe fatto meno scalpore di quanto è stato facendoli esibire in tutte quante le serate.
Un’astuta mossa di show-business fatta da Carlo Conti e nient’altro, un modo per avvicinare al televisore anche i più “di nicchia” tra gli italiani.
Devo dare un doppio voto in questo caso.
VOTO ALLA CANZONE: 1/10
VOTO ALL’INTRATTENIMENTO: 6/10
Noemi – La Borsa di una Donna
La canzone di Noemi vanta un testo di tutto rispetto (tra gli autori figura Marco Masini, che è riuscito, come altre volte, ad entrare nell’ottica femminile con grazia e delicatezza), interpretato con forza e classe dalla rossa romana. Peccato che la melodia in generale non sia delle più ispirate, e il ritornello non è così forte da riuscire ad aprire una breccia nel cuore degli ascoltatori. Magari lo farà più avanti in radio.
VOTO: 6/10
Alessio Bernabei – Noi Siamo Infinito
L’ormai ex cantante dei Dear Jack si è presentato sul palco dell’Ariston con un pezzo piuttosto difficile da giudicare. Infatti Noi Siamo Infinito ha sicuramente dei lati positivi da sottolineare, come il fatto che sia uno dei due pezzi che ha un arrangiamento e un tiro moderno, con un sound che pesca a piene mani dalle produzioni internazionali più in voga del momento (Coldplay, Taylor Swift, Katy Perry ecc.), ballabile ed energica. L’interpretazione è buona, e il pezzo risulta cantato con il giusto tiro.
Il vero dubbio è per quanto riguarda la melodia: è bella si, ma il baratro del plagio per il pezzo di Bernabeu è dietro l’angolo. Basta ascoltare i primissimi 10 secondi di One Last Time di Ariana Grande per accorgersene.
VOTO: 6,5/10
Enrico Ruggeri – Il Primo Amore Non Si Scorda Mai
Il testo di questa bella canzone di Ruggeri aveva vinto il premio Lunezia già prima dell’inizio della kermesse sanremese. E’ un testo semplice, diretto, che fa il suo dovere emozionalmente e metricamente.
Per quanto riguarda la musica, siamo davanti ad una delle migliori della competizione, e si divide in due parti, con il ritornello che esplode in una carica punk-rock romantico come solo un italiano potrebbe (eh si, il punk è stato effettivamente il primo amore di Ruggeri). Bel pezzo, bella interpretazione, belle le giacche di pelle di Ruggeri in scena, bello il quarto posto finale (forse anche un pizzico stretto).
VOTO: 8/10
Arisa – Guardando il Cielo
Arisa è riconosciuta come una delle voci più precise ed emozionanti tra gli interpreti italiani degli ultimi dieci anni. Questa volta, probabilmente proprio a causa di un pezzo scialbo, scontato e veramente poco ispirato, tutte queste qualità non si riescono nemmeno ad intravedere.
VOTO: 4,5/10
Patty Pravo – Cieli Immensi
Per distacco il miglior pezzo dell’intera manifestazione. Zampaglione (leader dei Tiromancino, che figura tra gli autori della canzone) ha fatto un lavoro egregio. Intensa, delicata, ma con una potenza sentimentale veramente sopra le righe. La melodia è bella, il testo, che riflette sul mistero dell’amore, altrettanto. Patty Pravo ad interpretarla poi è la ciliegina sulla torta. Dal vivo durante il festival, la cantante veneziana ha avuto qualche problemino vocale dovuto al peso degli anni, ma si può chiedere tanto di più ad una Signora della musica italiana come lei oramai arrivata alla soglia dei settanta? Vince il premio della critica, si classifica sesta in finale (e avrebbe meritato quantomeno il podio), e ci lascia uno dei migliori pezzi della musica italiana degli ultimi anni.
VOTO: 9/10
Francesca Michelin – Nessun Grado di Separazione
La giovanissima seconda classificata del festival canta benissimo un brano molto intenso. La sua interpretazione (ma come anche la stessa melodia del pezzo che canta) ricorda molto da vicino i capitoli in italiano della storia artistica di Elisa, e questo è un punticino a suo sfavore in termini di originalità, ma riesce comunque ad essere molto personale e a sorprendere tutti. Coppa d’argento più che meritata, ci rappresenterà all’Eurovision Song Festival, portando sicuramente in alto la nostra bandiera. Brava.
VOTO: 8/10
Rocco Hunt – Wake Up
Una delle rivelazioni del festival. un bel pezzo a metà tra funk e dance, con qualcosa in più di solo qualche richiamo al compianto Pino Daniele. Riesce ad unire una bella melodia al rap che va tanto di moda oggi in Italia. Il testo è il classico testo di denuncia alla pochezza dello stato del nostro bel paese, e forse poteva essere un po’ più “ficcante” e meno “trito-ritrito”. Ma d’altronde stiamo pur sempre parlando di un ragazzo di vent’anni.
VOTO: 7/10
Dear Jack – Mezzo Respiro
La band che fu vincitrice morale e reale dell’edizione di amici di un paio di anni fa, e che l’anno scorso ha infuocato i palazzetti di tutta italia, è rimasta orfana del’ex cantante Alessio Bernabei.
Al suo posto Leiner Riflessi. Il pezzo è veramente poca cosa, l’aggettivo più giusto sarebbe “normale”. Veramente niente da sottolineare se non il ritornello orecchiabile. La performance segue la linea del pezzo, discreta. Nel complesso sembra un prodotto fatto a posta per non dare fastidio a nessuno, tantomeno al pubblico.
VOTO: 5/10
Stadio – Un Giorno mi Dirai
Hanno vinto la gara. E’ sempre difficile giudicare il pezzo che è stato ritenuto il migliore della competizione, ma il lavoro sporco dovrà pur sempre farlo qualcuno.
Un Giorno mi Dirai è un pezzo molto emozionante, le parole di un padre alla figlia che da adolescente si prepara a diventare donna. Un padre che cerca di spiegare alla figlia che in realtà l’amore per un figlio va oltre a qualsiasi cosa. E lo fa con il coraggio di un uomo che ha dato tutto per amore.
Bellissimo il testo, stupenda l’interpretazione di Curreri e della band in generale, e bella anche la musica, nel classico stile Stadio, un rock con una forte tinta romantica. Ha messo d’accordo tutti alla fine, e gliene va dato atto.
VOTO: 7,5/10
Lorenzo Fragola – Infinite Volte
Sarebbe stato francamente fin troppo facile immaginarselo come il trionfatore di questa edizione di Sanremo, e la canzone è negli standard di quelle che alla fine vincono (un po’ come successe tre anni fa con L’Essenziale di Marco Mengoni). E’ una ballata d’amore, classica, interpretata sufficientemente bene, ma non è bastata a Fragola per accattivare totalmente il pubblico, guadagnandosi un algido (viste le attese) quinto posto.
VOTO: 6,5/10
Annalisa – Il Diluvio Universale
Sarebbe stato lecito aspettarsi qualcosa di più da Annalisa, che spesso si è presentata al pubblico con brani ben più forti di questo “Il Diluvio Universale”. Bisogna essere chiari: non si tratta di un’apparizione da buttare, ma di certo la canzone non è tra le migliori del festival, e non riesce ad esserlo neanche grazie alla grande forza della cantante che la interpreta molto bene.
VOTO: 6/10
Irene Fornaciari – Blu
Eliminata nella fase iniziale e poi ripescata per un’ultima apparizione in finale, la Fornaciari paga eccessivamente il peso di un grande nome che si porta sulle spalle. Il pezzo non è da buttare via, soprattutto il testo, che parla (sicuramente la scelta dell’argomento era piuttosto scontata) dei tristemente famosi barconi di immigrati che ogni giorno attraversano viaggi terribili in cerca di felicità e benessere. Purtroppo il punto debole dell’accoppiata artista-canzone in questo caso è proprio Irene Fornaciari, che nonostante i grandi sforzi non riesce ad essere di più di una normalissima cantante.
E’ vero che il nome pesa parecchio e ha sicuramente causato qualche pregiudizio, ma è altrettanto vero che senza un cognome del genere, difficilmente l’avremmo vista sul palco di Sanremo.
VOTO: 5,5/10
Neffa – Sogni e Nostalgia
Neffa si presenta con un brano che è perfettamente riassunto dalla seconda parola del titolo: nostalgia. un pezzo celentaniano (purtroppo il peggior Celentano), con tanto di marcetta e tromboni.
Uno dei peggiori del festival, e non a caso viene eliminato alla prima possibilità dal pubblico impietoso.
VOTO: 3/10
Zero Assoluto – Di Me e Di Te
Gli Zero Assoluto erano rimasti in disparte da un pò di tempo. Ce li eravamo quasi scordati, con le loro canzoni dal motivetto facile e dal testo dolce e spensierato. Ecco, sono esattamente gli stessi di qualche anno fa, c’è chi li ritrova con piacere e chi invece penserà di vedere un fantasma. Il pezzo non è male, orecchiabile e perfettamente in grado di non deludere ciò che ci si può aspettare dal duo.
Forse preso poco in considerazione, peccato
VOTO: 6,5/10
Dolcenera – Ora o Mai Più
In ogni edizione del festival ci sono pezzi che vengono presi poco sul serio senza apparente motivazione. Quest’anno più che mai questa sorte è capitata a Dolcenera, che ha proposto una bellissima canzone che mischia blues e RnB, con un’interpretazione grintosa e di gran classe.
VOTO: 7/10
Clementino – Quando Sono Lontano
Veramente poca roba questo pezzo del rapper campano. Il rap in Italia sta crescendo molto negli ultimi anni, e si è guadagnato una posizione di rilievo nel marketing della canzone, producendo, in alcuni casi, prodotti che hanno avuto un gran successo. Non è questo il caso purtroppo.
VOTO: 3/10
Valerio Scanu – Finalmente Piove
Valerio Scanu l’avevamo lasciato come timido partecipante dell’Isola dei Famosi, e ora lo ritroviamo sul palco di Sanremo come uno che finalmente sta dove si sente più a suo agio. Bella interpretazione, buona canzone. Oltretutto sembra essere stato uno dei favoriti al televoto, la giuria tecnica non è stata dello stesso parere evidentemente.
VOTO 6,5/10
Bluvertigo – Semplicemente
Morgan aveva da qualche anno messo un po’ in secondo piano il suo ruolo di cantante per dedicarsi a fare il giudice di X-Factor. Torna con i Bluvertigo per lanciarsi di nuovo nella musica, ma lo fa con un pezzo che non convince proprio.
I Bluvertigo ci avevano sempre abituato a pezzi sperimentali, a sound particolari, molto ricercati, forse anche troppo. Semplicemente è tutto il contrario, è, come da titolo, una canzone classica, standard. L’interpretazione è fortunatamente migliorata nel corso delle serate, perché alla prima uscita era stata veramente da bocciatura.
VOTO: 5/10
Francesco Pepe